19-07-2019
Gli OGM sono sicuri: intervista con Chiara Tonelli
Chiara Tonelli, Docente di Genetica all’Università degli Studi di Milano, dichiara a TimeMagazine che, dopo decenni di coltivazione, tutte le evidenze indicano che gli organismi geneticamente modificati sono sicuri. Il fatto di essere GM non aggiunge né toglie di per sé alcun rischio a una varietà coltivata. La singola varietà va considerata per quello che è, non in base alla tecnologia utilizzata per produrla. Per millenni abbiamo incrociato piante e selezionato le loro progenie non sapendo quasi nulla di ciò che era accaduto nel rimescolamento delle decine di migliaia di geni che costituiscono il genoma di una pianta. Ora ci spaventiamo perché si è cambiato un gene specifico, scelto da noi?
Ci sono controindicazioni per la salute umana? Gli OGM sono sicuri?
Non vi è alcuna controindicazione per la salute umana, non vi è pianta al mondo più studiata di quelle OGM. Inoltre, i dati riportati dalla FAO mostrano una situazione drammatica in molte parti del mondo: quasi un miliardo di persone non ha accesso alla quantità minima di alimenti su base giornaliera e questo stesso miliardo di persone non ha accesso ad acqua sicura. Su questo credo che sia doveroso riflettere e lavorare al fine di trovare una soluzione concreta. È stato stimato, infatti, che nel 2050, il numero degli abitanti della terra raggiungerà la soglia dei 10 miliardi, con densità maggiore in Asia e India, paesi che già oggi sono caratterizzati da un deciso aumento del consumo di generi alimentari. In base queste stime si rende quindi indispensabile un aumento della produzione agricola, senza però un incremento della superficie coltivabile, in quanto le risorse naturali sono già sfruttate oltre il limite consentito e l’aumento della popolazione mondiale si traduce necessariamente in una diminuzione del terreno coltivabile.
Allora come fare per sfamare tutti?
Circa il 30% della produzione annuale mondiale viene persa a seguito dell’attacco di patogeni subito dalle piante, oppure, perché le stesse devono confrontarsi con stress di tipo ambientale, quale la salinità del terreno o la siccità. Bisogna, quindi, cercare di sviluppare piante più “forti” resistenti agli stress ambientali. Questo ridurrebbe le perdite consentendo un guadagno di produzione fino al 30%. Noi stiamo lavorando in questa direzione, per ottenere piante che riescano a vivere e produrre in condizioni di scarsità d’acqua.
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